Come riconoscere gli sprechi nella produzione industriale
Sappiamo quanto gli sprechi influiscano sull’efficienza della produzione industriale, ma come si fa a riconoscerli? I nostri suggerimenti
Se si parla di Lean Production, si parla inevitabilmente di sprechi. E in effetti nel nostro blog trattiamo spessissimo questo tema (vedi gli articoli “MUDA, MURA, MURI: i 3 grandi mali della produzione” e “La sovrapproduzione è un male: vi spieghiamo perché”) e nella guida che segue vogliamo affrontare un ulteriore aspetto relativo a questo enorme tema: come si riconoscono gli sprechi.
Assodato che gli sprechi siano il vero fattore di inefficienza e di allontanamento dallo standard produttivo di un sistema industriale, è ora necessario comprendere a fondo come si possano identificare gli elementi di criticità nel sistema produttivo, così da eliminarli tempestivamente.
Cosa sono gli sprechi
Riprendiamo in breve un concetto già affrontato in modo specifico nel già citato articolo “MUDA, MURA, MURI: i 3 grandi mali della produzione”, spiegando prima di tutto cosa si deve intendere per “spreco” in riferimento al modello Lean.
Spreco è tutto ciò che non aggiunge valore al prodotto. Detto in un altro modo, spreco è tutto ciò che, a fronte di un investimento in termini di risorse, di denaro, di attività o di tempo, non aggiunge valore per il cliente. Per ‘valore’ si possono intendere diversi elementi, come ad esempio la qualità del prodotto, le sue performance, i costi del bene.
Distinguere gli sprechi dalle risorse
MUDA in giapponese significa spreco. Fu lo stesso Taiichi Ohno, il teorico della Lean Production, a classificare 7 tipologie di sprechi in azienda. Ciò che ci interessa ora è indagare come riconoscere gli sprechi.
La prima cosa da fare è distinguere gli sprechi dalle risorse aziendali: contrariamente a come potrebbe sembrare, questa distinzione non è automatica in quanto, specie nelle realtà produttiva a gestione ‘tradizionale’, alcuni sprechi sono culturalmente considerati delle risorse. È il caso, su tutti, della sovrapproduzione, di cui abbiamo parlato nell’articolo “La sovrapproduzione è un male: vi spieghiamo perché”. Condotte considerate virtuose, ma che in realtà rappresentano dei fattori negativi per la catena produttiva, si configurano come un male subdolo, spesso difficile da riconoscere e ancor più da estirpare, in quanto impone di intervenire, non sui processi o sull’organizzazione, bensì, prima di tutto, sul mindset aziendale, a tutti i livelli della produzione.
L’osservazione sul campo
Il secondo consiglio su come riconoscere gli sprechi ci viene fornito ancora da Taiichi Ohno: fu lui, infatti, a suggerire come il metodo migliore per individuare le sacche di improduttività sia quello di ripercorrere l’intero ciclo produttivo del prodotto, dall’inizio alla fine del proprio percorso: l’osservazione sul campo, mettendosi “a cavallo del pezzo”, permette in effetti di individuare più facilmente gli elementi di criticità.”.
Individuare le fasi di accumulo
Lo spreco si manifesta attraverso la sovrapproduzione: per trovarlo, spesso basta concentrarsi sulle fasi del processo in cui si genera un accumulo: lo spreco si crea a monte o a valle dello stesso. La sovrapproduzione funge in un certo senso da bussola, che indica dove e cosa cercare al fine di venire a capo dello spreco.
Spreco e standard
Una difficoltà intrinseca al concetto di spreco sta nella volontà di definirlo in modo assoluto, fuori dal contesto industriale in cui esso si genera. Questo ragionamento si rivela facilmente fallace in quanto non pone un paradigma, un modello ideale: uno standard (contenuto di approfondimento: “La Lean è un mezzo, non un fine: un errore da evitare, ecco perché”).
Ogni azienda deve saper stabilire un proprio standard, che possiamo definire come “il miglior metodo conosciuto e condiviso per produrre”, dove per “migliore” si intende quello che permette di ridurre quanto più possibile gli sprechi.
Comprendere il significato di standard è cruciale per ragionare in modo puntuale su quello di spreco: non può esserci una vera caccia agli sprechi se prima non viene stabilito lo standard verso cui l’azienda deve tendere. Ecco dunque due domande da porsi prima di dedicarsi alla caccia agli sprechi:
- La tua azienda è in possesso di uno standard operativo del processo produttivo?
- Se sì, quando è stato rivisto l’ultima volta?
L’ottimizzazione costante dei processi e delle organizzazioni è il fulcro indissolubile del miglioramento continuo, il motore che alimenta il processo in modo perpetuo e che consente all’azienda di migliorare progressivamente le proprie performance.
Non trascurare il fattore umano
Un sistema produttivo è fatto da processi, macchinari e persone. Non considerare l’aspetto umano quando si ragiona sugli sprechi induce inevitabilmente a sbagliare. Per eliminare gli sprechi è fondamentale coinvolgere la forza lavoro nella dinamica di cambiamento. Imporre una modifica al protocollo senza spiegarne le ragioni significa creare resistenze, in quanto le persone sono portate a perpetuare nelle abitudini, rinunciando difficilmente a esse se non a fronte di un vantaggio o, quantomeno, di una motivazione valida.
Questo suggerimento, all’apparenza di poco impatto, riveste in realtà una rilevanza decisiva: gran parte dei progetti inefficaci di miglioramento continuo, infatti, non fallisce in fase di implementazione, bensì in quella di mantenimento; la spiegazione è molto semplice: condotte non metabolizzate dalla catena produttiva sono destinate a essere dimenticate nel breve periodo. Perché il cambiamento diventi efficace, esso deve essere strutturale e affiancato a una graduale trasformazione del mindset all’interno dell’azienda.
Organizzare gli interventi contro gli sprechi
Individuati gli sprechi, occorrerà stilare un piano d’azione volto alla loro eliminazione. Per agire in modo organico e disciplinato, la cosa migliore da fare è classificare gli sprechi in ordine di importanza, ponendo in alto quelli che hanno un maggiore impatto sulle performance dell’azienda, in modo da fissare il piano d’intervento e operando in prima battuta sulle emergenze.
È così che si pone in essere un programma di miglioramento continuo in grado di resistere alla riprova del tempo e di favorire una crescita sistemica anche nel medio e, soprattutto, nel lungo periodo.