Management della produzione

(ri)scoprire Industria 4.0

Oltre il paradigma fiscale per un’innovazione reale nella gestione della fabbrica

da (ri)scoprire a (ri)pensare

Se oggi facessimo una ricerca su Google per capire di cosa si parla prevalentemente in ambito Supply Chain, gran parte dei risultati farebbero riferimento ad Industry 4.0, e ad una analisi più attenta si scoprirebbe che nella mentalità corrente, questo tema fa molto spesso rima con “investimenti” o con “finanziamenti super agevolati”. Fin qui tutto chiaro e assodato, gli imprenditori hanno colto una opportunità che gli è stata offerta. Ma sorge una domanda, qual è la vera capacità di creare valore che queste iniziative hanno? O abbiamo parlato di quarta rivoluzione prima che si concretizzasse?

Come abbiamo visto, e Google ha certificato, il vantaggio a cui più spesso si fa riferimento è la capacità di creare valore da un punto di vista fiscale, di puro investimento, ma I4.0 può essere un valido alleato per la possibilità che la sua implementazione offre, di disporre in ogni momento, attraverso la interconnessione tra le macchine ed i sistemi gestionali, di dati tempestivi e corretti a supporto delle decisioni.

Questa è e dovrebbe essere per noi una importante chiave di lettura. Il problema con i dati non è mai stata la quantità ma la qualità, la capacità di trasformare il dato in informazione.

Una grande abbondanza di dati provenienti da un numero elevato di oggetti connessi, di per sé, non rappresenta un valore per il business. Ciò che conta, infatti, è quali sono questi dati e come vengono raccolti, gestiti e utilizzati per creare valore in modo completamente nuovo, senza ritardo.

In quest’ottica è dunque fondamentale scegliere un’architettura e strumenti opportunamente progettati per ottenere il massimo risultato perché avere a disposizione dati implica la disponibilità di soluzioni che integrino al loro interno la possibilità di analizzare e sfruttare i dati stessi per definire interventi ed azioni e politiche di miglioramento.
Legittimamente una domanda che gli imprenditori potrebbero a questo punto farsi è se per far parte di questa nuova rivoluzione annunciata e per poter accedere ai benefici che queste tecnologie sono in grado di offrire, debbano “buttare via tutto” e rivoluzionare impianti e processi collaudati da decenni, oppure valutare se esista una metodologia più graduale che non comporti una rischiosa discontinuità, anche in termini produttivi.

Finalmente abbiamo spostato la visione, da molto orientata al mondo della fiscalità (comunque sempre importante ) ad un’ ottica di miglioramento, ad una migliore gestione del patrimonio informativo ovvero la conoscenza che distingue l’ azienda da un competitor e che può fare la differenza.

L’ approccio alla quarta rivoluzione non significa solo dover sostituire gli impianti produttivi perché è possibile, per esempio, attuando una politica di investimenti più graduale, applicare sensori di nuova generazione ad impianti esistenti, per registrare ed elaborare dati con cui migliorare il processo produttivo o sviluppare nuovi modelli di business.
Questa integrazione orizzontale consente di realizzare un flusso di dati interaziendale, attraverso differenti organizzazioni, potendo sfruttare soluzioni funzionali alla raccolta dei dati di produzione in tempo reale attraverso integrazioni dirette con macchine e le linee di produzione, sistemi e persone per monitorare i processi produttivi, controllare l’avanzamento degli ordini in tempo reale e interagire con strumenti sempre più performanti di planning e scheduling.

Perché la rivoluzione possa definirsi tale, non dobbiamo però dimenticarci di un attore fondamentale, che in tante realtà è in grado di fare la differenza, la “risorsa uomo”, ma spesso viene relegata in “secondo piano” .
Non parliamo della fuga di giovani ad alto potenziale ma anche di scarso coinvolgimento e basse motivazioni per quelli che restano.

Questa rivoluzione mette a disposizione di chi opera e di chi decide informazioni in numero molto maggiore e di qualità decisamente più elevata.
Per essere 4.0 o smart, come spesso si ama definirsi, la tecnologia non basta. L’evoluzione richiederà competenze sempre più specifiche ed una valorizzazione delle risorse umane su soluzioni maggiormente performanti.
Se si forniscono all’operatore maggiori informazioni, aumenta la sua produttività, perché non perde tempo a capire cosa deve fare attraverso una serie di passaggi manuali (prendere il disegno, leggere le istruzioni, …).

Uno studio del Polimi riporta che la capacità di identificare, gestire e organizzare dati per creare valore nei processi di business è l’elemento che collega tutte le competenze 4.0: operatore, manutentore, supply chain manager, operation manager, …. Un esperimento ha assodato che un operatore a bordo linea con i dati in tempo reale aumenta la produttività del 20%.

Siamo alla continua ricerca di performance, di recuperare efficienza e marginalità e crediamo di non poter essere smentiti se affermiamo che oggi noi tutti viviamo in un mondo isterico, dovuto all’incremento del ritmo delle decisioni da prendere, cioè la loro frequenza; con dinamiche temporali che diventano sempre più rapide, si ha la necessità di disporre di strumenti che permettano quotidianamente di dare le giuste risposte e di sfruttare con intelligenza le potenzialità delle macchine.

Ecco il vero significato di Industry 4.0., andare oltre la semplice visione della fiscalità per creare le reali condizioni interne per sfruttare appieno i benefici offerti dalla normativa per (ri)pensare a come competere al meglio e riuscire a dare le migliori risposte al mercato.

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