L’automazione nel cinema

Curiosità e fantasia sono tra i più validi carburanti dell’animo umano, certamente alimentano la crescita e il progresso.
Se Filoteo Alberini nel 1894 prendendo spunto dal kinetoscopio di Thomas Edison avesse brevettato in tempo reale la sua invenzione che offrì al mondo la prima vera forma di ripresa e proiezione, il gruppo di parigini che il 28 dicembre 1895 si riunì nel seminterrato di un locale su invito di 2 acutissimi fratelli, probabilmente avrebbe ripiegato su altri impegni.
La storia premiò i due francesi, i fratelli Lumière che risultano ufficialmente i creatori del cinematografo.
Solo 20 anni prima Bell e Meucci dibattevano sul primato per l’invenzione del telefono.
Ad ogni modo se fossimo stati privati a ragione o torto di queste figure eccelse, chissà quando e se avremmo sentito parlare del capolavoro di un’altra mente eccelsa, Fritz Lang, che ha donato al cinema un titolo come “Metropolis”, datato 1927.
Coi se e ma non si fa la storia, resta tuttavia da allora la certezza che “Il mediatore fra il cervello e le mani dev’essere il cuore”, un combustibile sempreverde e speciale.
L’ “uomo-macchina” ideato dal professor Rotwang su commissione del “padrone” di un’azienda che per arricchirsi distrugge di fatica gli operai, è un androide dai tratti femminili sovrapponibili a Maria, profeta e insegnante che appare nel giardino del figlio del capo Freder rendendolo edotto del macabro sforzo dei sottoposti del padre.
Poco dopo che Maria chiede a Freder di mediare per restituire dignità agli operai due dei quali sono suoi figli, il padre fiuta il rischio e fa modellare il robot adattandolo alle parvenze dolci e suadenti di una “Maria” dall’animo opposto che in questa versione artificiale ha l’obiettivo contrario di affievolire l’intento ribelle degli sfruttati.
Inizialmente costoro abboccano al tranello salvo poi cogliere lo scopo capzioso del persuasivo e delicato Robot finendo per esasperare la loro lotta.
L’epilogo è comunque lieto; grazie all’amore Freder e la vera Maria portano ad un compromesso di pace uomini e macchine.
Storie simili si susseguono nel tempo fisico e ultimamente anche in quello virtuale.
Colpa o merito dell’uomo?
Lo stesso impersonificato da Charlie Chaplin nel 1936, in uno spaccato dei “Tempi moderni” in cui il povero salariato è costretto ad una ripetitività surreale.
Il malcapitato incontra il massimo della cupezza fuori dalla fabbrica quando, senza sosta, continua a compiere il medesimo e alienante movimento.
Ci fossero state le macchine come sarebbe andata per l’uomo? E per l’attore?
Qualche anno dopo la storia dell’eroe proletario nato dalla realistica fantasia del genio francese, lo scrittore, biochimico e divulgatore scientifico russo Isaac Asimov attraverso una serie di racconti con protagonista Robbie (Io Robot), parla diffusamente di automi offrendo della loro identità un’immagine pulita e versatile, utile all’umanità.
Sfortunatamente non è stato prodotto un “Tempi moderni – parte seconda”; ciò nonostante il punto d’osservazione di Asimov ha rivoluzionato un percorso storico interessando la letteratura e la filmografia per moltissimi anni.
Nel 1950 le sue opere e i suoi robot pur con ambientazione riferita a circa 50 anni dopo, vedono la luce.
Nel 2004 la risposta cinematografica di “Io robot” ha rinverdito e mantenuto in parte la trama e lo scopo del messaggio.
Nel 2035, anno in cui è ambientato il film, Will Smith veste i panni del detective Del Spooner pronto a indagare sul funzionamento dei robot positronici.
Le auto sono già completamente elettriche? Gli umani si sono adattati?
Cambia il carburante degli autoveicoli ma non i sentimenti e il desiderio che padroneggiano anche in un’inedita pellicola di Alberto Sordi.
Nel 1980 il robot Caterina che nasce per sostituire le figure femminili col privilegio di non esternare dubbi o scomode velleità, si dimostra ricco di emozioni.
Gelosia e risentimento portano Caterina, umanizzata, a scoppiare in una crisi che la trasforma quasi nell’assassina del suo padrone.
Quali sono gli uomini? Quali i robot?
Dagli anni 80 in poi la produzione sul tema è sterminata, saghe di eroi come Robocop e Terminator, il simpatico Corto Circuito nelle 2 versioni e decine di emuli fino ad arrivare ad Avatar nel 2009 e al suo sequel nel 2022.
Storie di padroni e soccombenti, uomini, macchine, avatar, dimensioni reali e virtuali.
Consuete lotte per l’amore eterno e per la ricerca di libertà terrena e divina.
Sale cinematografiche piene con prima fila prenotata nel grande cinema al centro della città XY nel metaverso.
Nella nostra città e realtà invece, vogliamo vedere a che punto siamo arrivati veramente?”